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Rifiuti, la discarica di Colleferro torna operativa dopo lo spostamento dei tralicci

Da questi giorni come sancito dalla determina regionale del 2 ottobre i camion posso riprendere a scaricare i rifiuti

Da qualche giorno la discarica di Colleferro ha ripreso, purtroppo a funzionare e per la precisione da lunedì scorso i camion possono riprendere a scaricare i rifiuti dopo lo spostamento dei tralicci dell’alta tensione.

La determina regionale

“Con la determina della regione Lazio G12290 del 2 ottobre 2018 – spiegano i rappresentanti di Retuvasa in una nota - la Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti stabilisce la nuova tariffa di accesso alla discarica di Colle Fagiolara a Colleferro. C’è da segnalare che la visione della determina è improvvisamente scomparsa dal sito della Regione Lazio in attesa della pubblicazione sul BURL. Con questo atto e da questo momento è possibile conferire nel sito nuovamente rifiuti derivanti dagli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), previa rendicontazione sullo spostamento dell’elettrodotto. Quindi porte aperte per Rida Ambiente di Aprilia e per gli impianti di Rocca Cencia e Salario di Roma. Lazio Ambiente SpA in qualità di attuale gestore indica, negli atti preparatori alla determina, che la discarica può riprendere la sua attività già dall’8 ottobre con una capacità residuale di circa 510.000 tonnellate; chi manifesterà l’intenzione di portare rifiuti a Colleferro dovrà pagare 72,29 euro a tonnellata e 13,925 euro per la gestione post mortem con possibilità di incremento ISTAT, IVA, benefit o per meglio dire ristoro ambientale (attualmente al 5%). Ci sono da aggiungere 15 euro a tonnellata stabilite nel contratto di affitto con il Comune di Colleferro proprietario del sito”.

Come se non bastasse tra qualche giorno il Tar del Lazio dovrà pronunciarsi sull’istanza proposta dal Comitato Residenti contro un’altra determina sempre delle Reione Lazio che individuava la discarica di Colle Fagiolara (ancora gestita da Lazio Ambiente spa e di proprietà del Comune di Colleferro), come sito “regionale” per lo smaltimento degli scarti prodotti dal trattamento dei rifiuti urbani di Roma, della Città Metropolitana e di tutto il Lazio, lavorati presso l’impianto di Rida Ambiente spa e altri TMB (trattamento meccanico biologico) della Regione (DR11.6.2018, n. G07509).

La nota del comitato residenti

“Sono stati giorni decisivi – spiega Ina Camilli del comitato residenti - nei quali abbiamo ricevuto il sostegno dei cittadini, ma né l’Amministrazione comunale di Colleferro, né i comitati e le associazioni si sono attivati per sottoscrivere il ricorso – anche con una propria azione ad adiuvadum - per dare maggiore “peso” all'azione giudiziaria che abbiamo intrapreso e non avallare una scelta ambientale insostenibile. Il Comune di Colleferro se ne è disinteressato e non ci sono state firme di consiglieri a titolo personale. Semplicemente ci è stata chiusa la porta in faccia e ne prendiamo atto. I nostri amministratori nascondono coscientemente i “costi” umani, le ricadute sull’ecosistema e i danni irreversibili derivanti dalla riapertura della discarica. Le prescrizioni sono formali, non realistiche e le misure di mitigazione sono fantasiose, in quanto gli impatti ambientali che si configurano non sono mitigabili.

Il ricorso

Sommariamente ricordiamo i due presupposti per l’ampliamento del sito: la rimozione dell'elettrodotto di Terna, dei tralicci e dello spostamento della rete elettrica e l’esecuzione delle sentenze per dotare Rida Ambiente di un sito di smaltimento per i propri sovvalli. L’attuale ricorso si inquadra nell’ambito di una azione legale che riguarda molti altri atti regionali tra cui due provvedimenti, tuttora pendenti al TAR: quello contro la sopraelevazione della discarica di 7 metri nel 2016 e quello per il rinnovo dell’AIA nel 2017, oltre a procedimenti penali in corso. Nel merito il ricorso attuale addebita alla Regione Lazio di aver individuato nella discarica di Colleferro il sito“adeguato” per smaltire 600 mila mc di rifiuti. Praticamente quasi da sola, colle Fagiolara deve sopperire al fabbisogno regionale”.  

Le richieste

“Abbiamo chiesto al TAR – proseguono i rappresentanti del comitato residenti - di adottare misure cautelari per garantire che la riapertura sia preceduta dalla sua messa in sicurezza, poiché non risulta che la discarica sia stata sottoposta a verifiche di stabilità. Risulta altresì che, effettuato lo spostamento dei tralicci, il sito sarà immediatamente operativo, omettendo quindi qualunque riferimento all’attuale situazione di rischio potenziale! Risulta inoltre che con lo spostamento dei tralicci non sia stata rimossa la sopraelevazione, come previsto, abbassando l'altezza delle colline a 280 metri slm, la discarica non è munita di valida autorizzazione, essendo priva del progetto di ripristino ambientale e di gestione post-operativa del sito. Le acque sotterranee risultano essere inquinate da ferro, manganese e dicloropropano e prossime all'inquinamento per tetracloroetilene.

Il silenzio dei comuni

Manca il piano di monitoraggio e controllo e di ripristino ambientale. E’ dubbio infine che il gestore Lazio Ambiente spa abbia versato le garanzie finanziarie per la coltivazione del bacino di discarica denominato fase 3 e scadute il 9.7.2016. Manca la certezza dell’entità del fondo post mortem e manca il Piano di chiusura della discarica, per il quale la Regione si era impegnata ad avviare con la Legge regionale del Lazio n. 17 del 2016 (art.3, comma 85) e, non avendolo approvato, abbiamo diffidato al Regione a provvedere. Ma il Piano non c’è, i Comuni di Colleferro e Paliano tacciono e con il loro silenzio-assenzo consentono l’ampliamento di colle Fagiolara! Non abbiamo ricevuto comunicazioni da parte del Comune di cosa succederà da oggi in poi davanti il portone di casa di Colleferro: i conferimenti riprenderanno e il benefit che i Comuni pagano sarà incassato dallo stesso Comune di Colleferro, in una cifra stimabile attorno ai 2 milioni di Euro? Quanto al Consorzio Minerva, il nuovo ecodistretto dei rifiuti della valle del Sacco, è bene tenere presente che l’impianto biometano produrrà, comunque, una percentuale di residui non recuperabili da smaltire in discarica e l’unica riattivata è Colle Fagiolara, come indicata dalla Determinazione Regionale che abbiamo impugnato (11.6.2018, n. G07509).Stante la prevista durata di Minerva fino al 2060, la discarica sarà utilizzata in house dal Consorzio e quindi si andrà oltre la data di chiusura del 2019? E nel caso di confermata chiusura, in quale discarica “più vicina” il Consorzio smaltirà gli scarti non recuperabili? Oggi è certo che la discarica è operativa e non chiude!

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