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Colleferro, discarica chiusa nuovamente per ulteriori indagini sulla morte di Giuseppe Sinibaldi

Non si sa di preciso quando e se riaprirà. Nel frattempo dove andranno i rifiuti della Capitale?

Dopo la chiusura dello scorso fine settimana l’autorità giudiziaria che sta indagando sulla tragica morte dell’operaio Giuseppe Sinibaldi ha disposto, nelle ore scorse, un nuovo stop ai conferimenti di rifiuti nella discarica di Colle Fagiolara in territorio di Colleferro ma ai confini con il nord della Ciociaria e di quel che resta del Parco uccelli della Selva di Paliano.

Secondo quanto apprende l’agenzia Dire, l’impianto dovrebbe riaprire i cancelli a metà della prossima settimana. Il nuovo stop è legato alla richiesta, da parte del pm che sta indagando sulla morte in discarica di un operaio due settimane fa, di un’indagine geognostica sul piazzale di scarico dei rifiuti.

Lazio Ambiente, azienda che gestisce l’impianto di smaltimento, ha commissionato i carotaggi e conta di potere consegnare i risultati nei primi giorni della prossima settimana. Nel frattempo, Ama dovrà trovare delle soluzioni alternative su dove inviare gli scarti dell’indifferenziato ed evitare di far piombare Roma in emergenza igienico-sanitaria.

La nota dell’Ama

"Ama informa che, in merito al tragico incidente dello scorso 9 novembre, la discarica di Colleferro gestita da Lazio Ambiente (società 100% di proprietà della Regione Lazio) che è rimasta chiusa nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 novembre e poi, per ottemperare alle prescrizioni delle autorità competenti, da giovedì 14 novembre a martedì 19; dopo la riapertura di oggi, ha comunicato che in merito al sopralluogo effettuato in data odierna (mercoledì 20 novembre ndr) dalle Autorità Giudiziarie, al fine di permettere in piena trasparenza le verifiche richieste, si comunica la chiusura immediata della discarica fino a data da destinarsi.

L'ultimo saluto allo sforunato operaio

La chiusura della discarica, giunta dopo oltre 10 giorni di totale e/o parziale interruzione del servizio, comporta che circa 2.000 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati non potranno essere raccolti da Ama per indisponibilità, allo stato, di siti alternativi di conferimento. Ama ha allertato le autorità competenti al fine di scongiurare il determinarsi di una situazione di emergenza e di eventuale rischio igienico-sanitario, richiedendo l'immediata individuazione di uno o più siti alternativi".

In provincia di Frosinone si iniziano a fare gli scongiuri perché a Roccasecca c’è la discarica gestita dalla MAD che potrebbe essere chiamata a sostituire quella di Colleferro

L’approfondimento del Comitato Residenti Colleferro

“Un segnale unanime di rispetto verso la famiglia e di silenzio sulle circostanze che hanno accompagnato i giorni della tragedia di Giuseppe Sinibaldi, deceduto tragicamente nella discarica di Colleferro. Tra lo sbigottimento generale attendiamo – spiega la rappresentante del comitato residenti Colleferro Ina Camilli - che gli avvenimenti vengano chiariti, ma quella discarica è andata oltre i tradimenti, gli inganni, le illegalità e si è trasformata in un maledetto luogo di incubo.

Una vita non facile quella di Colle Fagiolara, che da luglio a dicembre 2019 è stata precettata per fronteggiare l’emergenza rifiuti e accoglierne 1.150 tonnellate al giorno, un quantitativo superiore a quello autorizzato. Il gestore del sito non ha avuto il tempo, fino a sabato 8 novembre, ultimo giorno in vita di Sinibaldi, di sanare inosservanze pregresse e di adeguare l’impianto sotto il profilo dei rischi e della sicurezza. Chiusa alcuni giorni dopo il decesso di Sinibaldi, oggi l’Autorità competente ha disposto nuovamente la chiusura, fino a data da destinarsi per permettere le verifiche richieste.

Di questo parleremo quando avremo acquisito il verbale di accertamento della Asl Rm 5 al termine delle indagini di polizia giudiziaria e agiremo non per colpire i colpevoli, se ve ne saranno, ma per conoscere le cause e le responsabilità che hanno determinato l’accaduto, in un contesto lavorativo caratterizzato da larghi strati di irregolarità. La Magistratura dirà se hanno interessato anche il personale che vi lavora.

A proposito di Magistratura, venerdì 15 novembre siamo tornati al Tribunale di Velletri per una nuova udienza. Le ipotesi di reato, consumati nel 2014 all'interno di colle Fagiolara e denunciati da questo Comitato, riguardano la propagazione incontrollata di miasmi nocivi e l’attività abusiva di trasferenza di rifiuti non differenziati (codice CER 200301), la mancata annotazione degli ingenti quantitativi nel registro di carico/scarico e il mancato trattamento dei rifiuti presso uno stabilimento, allo scopo di lucrare sulla tariffa e conseguire un ingiusto profitto. Tale condotta ha compromesso – e continua a compromettere – il benessere dei cittadini che hanno subìto per anni odori nauseabondi. I miasmi hanno superato – e superano - i limiti della normale tollerabilità, cagionando quotidianamente gravi malesseri agli abitanti.

Il processo penale a breve si concluderà

Il prossimo 6 dicembre il processo penale sui danni ambientali e alla salute dovuti alle emissioni odorigene si concluderà, dopo 5 anni, con la prevedibile dichiarazione del Tribunale di non doversi procedere per intervenuta prescrizione (ex legge Cirielli). In attesa di conoscere le motivazioni della emananda sentenza rimangono indelebili le contestazione contenute nel capo d'imputazione nei confronti della dirigenza di Lazio Ambiente spa. La prescrizione impedirà di perseguire penalmente i presunti autori del reato ma getta un'ombra sinistra nella conduzione dell'Ente regionale.

Il secondo filone del processo penale riguarda oltre alla suddetta società anche i titolari di alcune imprese di trasporto per aver svolto attività abusiva di trasferenza e stoccaggio non autorizzato di rifiuti. La prossima udienza è fissata per marzo 2020. A fine anno colle Fagiolara chiude e il Comune di Colleferro ha già deciso la data e il luogo del festeggiamento, 8 gennaio 2020, Istituto IPIA. Non è una indicazione, ma un fatto “politico” certo, almeno a sentire i Sindaci di Colleferro e Paliano.

Fino a questo momento però non ci sono riscontri amministrativi: il piano di chiusura e il piano di gestione post mortem non sono stati approvati con un atto formale. La loro adozione avviene attraverso alcuni passaggi tecnici nell’ambito di un procedimento che prevede la convocazione di vari Enti e Autorità in Conferenza di servizi. È un rito obbligatorio dove acquisire pareri, intese, nulla osta da parte delle diverse Amministrazioni pubbliche e che ad oggi non è stata né convocata né sollecitata.

E’ possibile che il provvedimento regionale di chiusura venga adottato nei prossimi giorni, comunque entro dicembre, ma al momento non è stato pubblicato ed è bene chiarire che una cosa è chiudere una discarica, altra cosa è piantare un albero! Un grossolano equivoco di cui si è reso protagonista il Sindaco di Colleferro, Sanna. Non sappiamo se l’atto per la chiusura è in itinere perché l’Amministrazione non “concede” informazioni (salvo quella orientata dalla stessa Amministrazione) alla cittadinanza, che soffre molto la mancanza di confronto e trasparenza.

Manca un osservatorio ambientale

Sentiamo la necessità di un Osservatorio ambientale, una Consulta, un Forum, dove discutere pubblicamente dei problemi della città, ma né il Sindaco Sanna, né l’Assessore all’Ambiente Calamita lo vogliono e non accettano di confrontarsi con i residenti dissenzienti. Non vogliono rispondere alle nostre legittime preoccupazioni che mirano a fare pressione affinchè la chiusura di colle Fagiolara sia garantita dalla individuazione di un sito alternativo, disponibile dal 1 gennaio 2020, dalle fideiussioni e dai fondi post mortem.

Non sono di alcuna valenza le blande osservazioni al nuovo Piano rifiuti regionale del Comune di Colleferro. Il Sindaco Sanna e l’assessore Calamita si sono limitati a rilevare che colle Fagiolara non avrà volumetrie residue a fine anno, senza allegare una relazione tecnica sullo stato di stabilità dei pendii, un rapporto sanitario sulle conseguenze degli odori mefitici sulle condizioni di vita dei residenti, uno studio sullo stato di contaminazione delle falde acquifere e sulla presenza del percolato interno al sito. Le osservazioni non contengono nemmeno la richiesta di riformulare quel passaggio del piano rifiuti, che contiene la mera indicazione che la discarica “dovrà” chiudere entro il 31 dicembre 2019 (pag 114). L’esperienza negativa del passato, le prevaricazioni, le incursioni nei territori limitrofi e la criticità dell’emergenza rifiuti richiedono tutele rafforzate e durature per impedire o almeno ostacolare ripensamenti dell’ultimo momento, sempre possibili.

Il Comune di Colleferro deve chiedere di inserire nel piano rifiuti la data esatta di chiusura del sito, l’ammontare del post mortem, il soggetto gestore del piano di chiusura e del post mortem, i tempi per l’adozione dei provvedimenti amministrativi, stante la vendita e/o la dismissione della partecipata regionale, e il presumibile scenario per Colleferro e per i Comuni del comprensorio dal 1 gennaio 2020 (come da nostre osservazioni presentate in Regione al piano rifiuti).

Il puro riferimento alle volumetrie residue dimostra chiaramente che il Comune non si vuole contrapporre alla Regione, rimettendo alla sua discrezionalità o di altre autorità se chiudere o tenere aperta la discarica, con l’ennesima proroga o il ricorso al commissariamento. Il Comune non ha prodotto osservazioni sostanziali, con ciò pregiudicando la certezza stessa della chiusura della discarica e ci intrattiene con il più inflazionato corredo linguistico di “Città Verde”, che continua a produrre armi e cemento con scarti di rifiuti industriali, dove il cartello di “Capitale europea dello spazio” è collocato proprio al bivio di via Palianese, che conduce alla discarica.

Colleferro è stata e sarà “la città della monnezza” perché lo vogliono anche molti Sindaci della valle del Sacco che non hanno mai preso una iniziativa seria, in quell’ozioso Tavolo di coordinamento per la salute e l’ambiente, contro lo sfruttamento della valle del Sacco e il compound industriale, che porterà ogni anno nella “Città della cultura” almeno 500 mila tonnellate di rifiuti. Respingiamo infine con fermezza e prendiamo le distanze da qualsiasi ipotesi di nuovi insediamenti industriali dedicati al trattamento dei rifiuti – leggasi consorzio Minerva - o di ripresa delle attività di incenerimento a Colleferro e nella valle del Sacco. I fattori di pressione ambientale e i rischi sanitari connessi all’inquinamento hanno raggiunto livelli di allarme di dimensione nazionale, che solo amministratori irresponsabili possono ignorare”.

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